Mothers in Italy today: family (much) and work (a little)
A study on Italian working mothers in Italy today, by Giovanna Badalassi e Federica Gentile.
Published by Save the children, the document is available only in Italian.
In Italia nel 20151 c’erano 10 milioni di donne tra i 25 e i 64 anni che si prendevano cura dei propri figli di ogni età: 8,7 milioni erano le mamme che vivevano con un coniuge o un compagno (l’86,1%), 1,4 milioni erano le mamme monogenitore (13,9%). Come vivono queste mamme? Quante persone, bambini e anziani accudiscono? Che difficoltà incontrano, in famiglia e sul lavoro? Che impatto ha la loro condizione economica e sociale sull’educazione e sul futuro dei figli? A queste e ad altre domande cerca di rispondere il Rapporto Mamme 2016 che propone anche quest’anno un’analisi dettagliata di quello che significa oggi essere madri in Italia. Un esercizio di conoscenza indispensabile per sensibilizzare l’opinione pubblica e i decisori politici su come stia diventando sempre più urgente affrontare le difficili condizioni delle madri italiane, per contribuire, attraverso la loro crescita umana e professionale, allo sviluppo del nostro paese. Essere madri oggi in Italia significa infatti avere il ruolo di protagoniste del welfare nazionale e svolgere quindi un compito fondamentale per garantire il benessere di tutti, bambini, adulti e anziani, anche se con un costo personale e professionale importante. Una fatica quotidiana spesso insostenibile per le donne a causa di un’asimmetria delle responsabilità di cura che grava ancora quasi esclusivamente sulle loro spalle. Certamente il welfare familiare che vede le madri al centro delle responsabilità di cura è un modello che si è venuto a formare grazie ad un retaggio storico che è oramai matrice stessa della nostra cultura. La storia però fa il suo corso imponendo spesso cambiamenti sociali improvvisi e importanti. Occorre quindi domandarsi se è ancora opportuno e conveniente centrare, di fatto, il nostro modello di welfare sul ruolo delle mamme e delle altre donne caregiver. Se i vantaggi in termini di lavoro di cura erogato a titolo gratuito sono visibili, meno consapevolezza vi è infatti sui costi nascosti di questo impegno delle mamme nelle famiglie, sia umani che professionali. Una perdita di talenti, una mancanza di crescita di potenzialità che certamente condiziona anche la crescita sociale ed economica del paese. La situazione delle mamme che emerge da queste pagine non può essere certamente definita una situazione “giusta”. Troppe sono ancora le differenze e le disuguaglianze sociali, economiche e professionali che penalizzano le madri in Italia. Non si tratta però solo di giustizia morale o sociale. Si tratta anche di ripensare il nostro modello economico e di sviluppo, di crescita sociale, di investimento sulle future generazioni. Dobbiamo quindi riflettere, in un’ottica di convenienza e di efficienza del sistema, se ancora convenga, e a chi, il modello di welfare familista. Numerosi studi hanno dimostrato come sia indispensabile il contributo lavorativo femminile alla crescita dei paesi. Una crescita che però non potrà avvenire se non si riuscirà a riequilibrare il carico eccessivo del lavoro di cura che ancora pesa sulle spalle delle donne. Le donne italiane dedicano al lavoro familiare più ore di tutte le altre donne in Europa, tra queste, le madri sono chiaramente le più impegnate. È giusto? È quello che vogliono le donne? Conviene al sistema? È possibile redistribuire il lavoro di cura in un’ottica di maggiore condivisione delle responsabilità genitoriali? È auspicabile un maggiore intervento dello Stato? Come si riflette questo svantaggio delle madri nella crescita dei loro figli e delle loro figlie?
Approfondiamo.